«Pagatemi queste righe a peso d'oro, non per la loro straordinaria bellezza ma perchè io stesso le devo pagare così care. Se stimo ogni stelletta dieci centesimi e un centesimo ogni profondo mormorio del mare, dieci lire il fuocherello rosso sulla cima dell'Etna e mezza lira ogni ora dell'aria balsamica - come vedete, non tengo conto né dei riflessi del mare, né delle palme, né del vecchio castello, e nemmeno del teatro greco che di notte non ha niente con cui attirare l'attenzione - allora, veramente ne vale la pena e sia lodato Dio che mi ha mandato in questa parte del mondo».
(Karel Capek, "Fogli italiani"- da Palermo a Taormina, tra il 1890 e il 1938)
«Tutto ciò che la natura ha di grande,
tutto ciò che ha di piacevole,
tutto ciò che ha di terribile,
si può paragonare all'Etna,
e l'Etna non si può paragonare a nulla».
(Dominique Vivand Denon, "Voyage en Sicilie", 1788)
«L'Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» [...] «La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra...chi li ha visti una sola volta, li possede...rà per tutta la vita».
(J.W.Goethe, "Viaggio in Italia", 1817)
«Palermo, Museo del Mediterraneo: se volete sapere quel ch'è passato su questi flutti azzurri venite a Palermo. E' una città deliziosa, una città dolce, una città profumata. Le sue piazze, le sue vie, i suoi giardini, i suoi monumenti sono magnifici. Ecco la Sicilia: capolavoro della natura, centro d'un mondo, terra illustre, si commovente e si nobile nel suo misterioso destino».
(Gabriel Hanotaux, documento diplomatico dell'Accademia di Francia, 1853-1944)
«[...] l'influenza della cultura spagnola è l'ultima della serie, la prima è quella greca, la seconda e la terza sono saracena e la normanna; il Rinascimento l'ha sfiorata soltanto.
E' adesso annaffiate queste diverse componenti culturali con il sole abbagliante, con la terra africana, con un mucchio di polvere e con vegetazione bellissima - e avrete la Sicilia».
(Karel Capek, "Fogli italiani"- da Palermo a Taormina, tra il 1890 e il 1938)
«È la città greca per le sue origini, per la luminosità del suo cielo e per le mètopi del suo museo, di bellezza non inferiore a quelle di Olimpia. È città romana per il ricordo delle sue lotte contro Cartagine e per i mosaici della villa Bonanno. È città araba per le piccole cupole di alcune sue chiese, eredi delle moschee. È città francese per la dinastia degli Altavilla che l'abbellirono. È città tedesca per le tombe degli Hohenstaufen. È città spagnola per Carlo Quinto, inglese per Nelson e Lady Hamilton».
(Roger Peyrefitte su Palermo, 1907 – 2000
«Il medio-evo cristiano si è vittoriosamente installato sulla vetta del monte Erice, ma le città della pianura, Trapani e Marsala, geograficamente le più occidentali della Sicilia, sembrano la più durevole impronta dell'Oriente».
(Daniel Simond, 1904 – 1973)
«In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani».
(Karl Marx-Friedrich Engels, Opere complete, Editori Riuniti, vol. XVII)
«La più bella città della Sicilia, sede del re, è Palermo.
Essa è il soggiorno principale dei cittadini mussulmani,
che vi tengono delle moschee, dei mercati loro propri e molti sobborghi».
(Ibn Gubayr, scritti di viaggio, XII secolo)
«Nell'incursione oscura, il timbro di una corda,
i fuochi e le melodie a Catania...
Nei giorni di lutto si amano più teneramente
le canzoni risuonano con più dolcezza.
E maestosamente solitario
il cono dell'Etna contro il cielo stellato
dove si va dileguando la pallida
leggermente rosea corona».
(Ivan A. Bunin, "Poesie e racconti", 1907)
«Peregrino del mare, se da lungi tra i flutti
vedi brillare il fuoco dell' Etna, i lini tutti
spalanca al vento, e corri! Quivi è eterno riso: approda a queste spiaggie, è questo il Paradiso!».
(Ettore Romagnoli, "Poesie", 1871 – 1938)
«Nel giardino pubblico vicino al porto, trascorsi tutto da solo alcune ore magnifiche. E' il posto più stupendo del mondo [...] (Monte Pellegrino) Il promontorio più bello del mondo»
(J.W.Goethe, "Viaggio in Italia"- Palermo, 7 aprile 1787; 1817)
«La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo... Ma quel che ne fa una terra necessaria a vedersi e unica al mondo, è il fatto che da un'estremità all'altra, essa si può definire uno strano e divino museo di architettura».
(Guy de Maupassant, "Viaggio in Sicilia", 1885)
«La scoperta della Sicilia è uno dei motivi più fertili e frequenti della letteratura sette-ottocentesca dei «viaggiatori» stranieri in Italia. L'aspirazione al mitico, solare Sud sembra, nella immaginazione di tedeschi, inglesi francesi nordici, raggiungere l'apice più ricco di sorprese e di novità nell'esplorazione attonita, stupita (ma non per questo meno animata da vigile spirito critico e selettivo) dell'isola "del sole", della "terra del fuoco", della "terra della primavera perenne"».
(Rina La Mesa,"Viaggiatori stranieri in Sicilia", 1961)
«Sai tu la terra ove i cedri fioriscono?
Splendon tra le brune foglie arance d'oro
pel cielo azzurro spira un dolce zeffiro
umil germoglia il mirto, alto l'alloro...».
(J.W.Goethe, "evocazione")
«Noi siciliani abbiamo pensato per troppo tempo alla Sicilia solo come un punto di partenza. E invece dobbiamo riappropriarci della nostra terra. Come dice Sgalambro alla fine del film di Battiato (Perduto amor), la Sicilia reca in sé una magia particolare difficile da esprimere. Bisogna viverci per capire: l'odore di mandorle amare che evoca la Macondo di Garcia Marquez, l'Etna, l'acqua del mare, l'odore di arance».
(Carmen Consoli)
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